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il FIGLIO dell'UOMO

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dal 28 Marzo al 4 Aprile 2010

9a SETTIMANA MONDIALE della Diffusione in Rete Internet nel MONDO de

" i Quattro VANGELI " della CHIESA CATTOLICA , Matteo, Marco, Luca, Giovanni, testi a lettura affiancata scarica i file cliccando sopra Italiano-Latino Italiano-Inglese Italiano-Spagnolo

L'ARGOMENTO DI OGGI

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dai GIORNALI di OGGI

CORTE COSTITUZIONALE:

LODO ALFANO E' INCOSTITUZIONALE

LEGGI IL TESTO DELLE MOTIVAZIONI

IL COMUNICATO DEL QUIRINALE

LODO ALFANO COMMENTI STAMPA ESTERA 2009-10-08

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SUPPORTO ENGINEERING-ONLINE

 

L'ARGOMENTO DI OGGI

 

Il Mio Pensiero:

 

Dal Sito Internet di

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2009-10-08

 

AVVENIRE

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2009-10-0

LA SENTENZA DELLA CORTE

Quel legame col lodo Schifani

L’analisi dei costituzionalisti

Incostituzionale! Per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione, e quando ieri le agenzie hanno diffuso la bocciatura del "Lodo Alfano" perché contraria alla Magna Carta, i docenti di diritto costituzionale hanno immediatamente pensato alla sentenza analoga che la Corte Costituzionale emanò nel 2004, quella sul cosiddetto "Lodo Schifani", ma tutti si riservano di leggere le motivazioni che hanno spinto oggi l’Alta Corte ad andare contro un suo precedente giudicato.

Francesco Saverio Marini, che insegna Istituzioni di diritto pubblico all’Università romana di Tor Vergata riconosce tuttavia alla Corte il diritto di cambiare opinione, "tant’è – dice – che lo ha fatto". Quanto a quella di ieri che, almeno nel nucleo centrale si fonda sulla violazione del principio dell’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge e dell’articolo 138 che disegna il meccanismo per la revisione costituzionale, sicuramente per Marini va nel segno perché quanto meno i dubbi di incostituzionalità esistevano. "Nella precedente sentenza – ricorda il giurista – la Corte ritenne però che la sospensione del processo fosse un valore che doveva essere considerato dal legislatore ordinario che avrebbe potuto, in altri termini, fare una mediazione".

In quella sentenza la Corte riconosceva la possibilità al legislatore ordinario di intervenire su questa materia. "Adesso – sottolinea Marini – legittimamente è cambiato anche il collegio e la Corte ha cambiato opinione. Sotto il profilo istituzionale – nota ancora – è un po’ strano che la Corte si rivolga al Parlamento chiedendo modifiche, il parlamento accoglie il suggerimento e la Corte poi ritenga che le modifiche da essa stessa suggerite siano incostituzionali".

Per Marini, in ogni caso, è impeccabile anche questa nuova decisione sulla base dell’articolo 138, quando ritiene che ci sia bisogno di una legge costituzionale. "La Corte – insiste il docente di Tor Vergata – doveva però rimanere fedele al precedente giudizio anche perché i precedenti presuppongono una legittimazione, altrimenti viene il sospetto che siano state valutazioni politiche e non giuridiche a ispirarlo". In conclusione, secondo Marini: "La critica va rivolta non alla sentenza di oggi ma a quella di cinque anni fa che lasciava aperti dei margini per prevedere queste eccezioni e che potessero essere disposte con legge ordinaria".

Le motivazioni ancora non si conosco, dunque possono essere soltanto intuite, come precisa Aldo Loiodice, ordinario di diritto costituzionale all’Università europea di Roma. "La violazione del principio di uguaglianza – argomenta il giurista – come base dell’incostituzionalità, nella giurisprudenza è stata utilizzata trasformandola in principio di ragionevolezza.

Occorre aspettare adesso la motivazione per capire se la ragionevolezza sia stata grossolana o raffinata. In ogni caso, quella proposta dal "Lodo Alfano" non era una vera e propria immunità, ma soltanto una sospensione temporanea di tipo processuale, seguendo appunto la pronuncia del "Lodo Schifani".

Adesso la Corte la dichiara incostituzionale ed occorre vedere come ha motivato questo giudizio. Il vero problema per la Corte, sembra però chiaro, è quello di mettere un freno alla ingerenza di alcuni pubblici ministeri nell’ambito politico, attraverso la strumentalizzazione mediatica. Una iniziativa di indagine penale da noi viene amplificata e, quando riguarda personaggi che governano il Paese, bisognerebbe lasciare tranquillità. La Corte si rende conto di tutto questo e suggerisce di fatto di seguire la via della legge costituzionale invocando appunto l’articolo 138".

Anche Marco Olivetti, che insegna diritto costituzionale all’università di Foggia mostra qualche perplessità confrontando la sentenza di ieri e quella di oggi. "L’articolo 3 – spiega – richiede assieme all’uguaglianza davanti alla legge l’eguale sottoposizione davanti alla legge. Eccezioni a questo principio sono previste, ma con legge costituzionale.

Dunque, la Corte con questa sentenza segue un discorso lineare e corretto. In fondo, se qualcosa si può rimproverare alla Corte è quello che ha scritto nella sentenza del 2004 in cui non ha detto con chiarezza queste cose che dice oggi ma, anzi, lasciava intravedere la possibilità di qualche eccezione al principio della sottoposizione alla legge di tutti i cittadini anche con con legge ordinaria".

La decisione di ieri, per Cesare Mirabelli, presidente emerito della Corte Costituzionale, dovrebbe essere accolta senza trionfalismi o drammatizzazioni, ma con serenità. "La Corte – spiega – evidentemente ha ritenuto che occorra una legge costituzionale per toccare un aspetto che incide sull’eguaglianza dei cittadini e riguarda, sostanzialmente, una sfera di immunità".

"La decisione della Consulta mi pare corretta. Indica una strada, certo difficile e tortuosa, che il Parlamento avrebbe già dovuto seguire nel 2004: quello della modifica costituzionale", dice il costituzionalista Augusto Barbera. "Posso dire – aggiunge – che il riferimento al principio dell’eguaglianza dei cittadini risulta assorbito dal rilievo sull’articolo 138, la necessità delle modifiche costituzionali. In pratica, se il Parlamento approvasse il Lodo cambiando la Costituzione, la legge che congela i processi per le più alte cariche dello Stato non potrebbe più essere sospettata di incostituzionalità con riferimento al principio di eguaglianza".

Per Valerio Onida, presidente emerito della Consulta, la Corte ha fatto semplicemente il suo mestiere. "La decisione – dice – non poteva che essere questa. C’era una legge che per ampio consenso dei costituzionalisti era incostituzionale, quindi non poteva che essere dichiarata tale. Non è una sorpresa che la Corte adotti un dispositivo di accoglimento, una dichiarazione di illegittimità costituzionale".

Giovanni Ruggiero

 

 

 

LA STAMPA

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2009-10-0

Lodo bocciato, l'ira di Berlusconi:

"Mi difenderò in tribunale e in tv"

+ Domani riparte il processo Mills P. COLONNELLO

+ Il Colle: "Ora si profilano conflitti istituzionali" F.G.

+ Curva Italia, il lodo spacca Internet M. BRAMBILLA

+ La stampa estera: "Duro colpo per Berlusconi"

OPINIONI Oltre ogni limite Commento di MARCELLO SORGI

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I 4 procedimenti contro il premier che riprendono

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Lodo, Berlusconi attacca Consulta e Napolitano

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Il "Lodo Alfano":

come funziona la sospendi-processi

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Buona notizia, si è fatta chiarezza

di MICHELE AINIS

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No al Lodo Alfano

La notizia ripresa dai siti stranieri

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Come funziona l'immunità nelle altre democrazie

Dal premier nuovi attacchi ai giudici

e Napolitano: "Anche lui è di sinistra.

E ora si vedrà di che pasta sono fatto".

Fini: "Rispettare il Colle e la Consulta"

ROMA

"Il Capo dello Stato è di sinistra, la Corte Costituzionale è un organo politico. Nonostante questo io vado avanti con grinta. E gli italiani vedranno di che pasta sono fatto". Il giorno dopo la bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta, il premier Berlusconi torna ad attaccare giudici e Quirinale.

Il premier mostra i muscoli in una intervista al Gr1: "Il Presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel Paese, una maggioranza di sinistra, ed ha le radici totali della sua storia nella sinistra. Credo che anche l’ultimo atto di nomina di un magistrato della Corte dimostri da che parte sta". Berlusconi conferma che "il governo va avanti tranquillamente, serenamente, se possibile con più grinta di prima, perchè si sente assolutamente necessario, indispensabile, alla democrazia, alla libertà, al benessere di questo Paese. Abbiamo governato senza questo Lodo per cinque anni, dal 2001 al 2006. Continueremo a governare senza questo Lodo".

Berlusconi tira dritto anche di fonte ai procedimenti che si riaprono a suo carico. "Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi, che illustrerò agli italiani, anche andando in tv. Mi difenderò più spesso nelle aule dei tribunali facendo esporre al ridicolo gli accusatori, mostrando a tutti gli italiani di che pasta sono fatti loro e di che pasta sono fatto io". Berlusconi riprende le stesse parole pronunciate ieri a caldo dopo la sentenza della Consulta: "Per fortuna che Silvio c’è, altrimenti il Paese sarebbe nelle mani della sinistra che ha una organizzazione di una minoranza della magistratura che usa il potere giudiziario ai fini di lotta politica, ha più del 70% della stampa che è tutta di sinistra con in testa "Repubblica" e gli altri giornali, ha tutti i programmi di cosiddetto approfondimento politico con la tv pubblica pagata con i soldi di tutti".

Nello scontro tra Palazzo Chigi e il Quirinale interviene il presidente della Camera Gianfranco Fini secondo cui "l’incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato".

 

 

 

 

I timori di Napolitano: "Ora si

profilano conflitti istituzionali"

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano

+ Berlusconi furioso"Mi sento tradito" A. LA MATTINA

+ La Consulta: "Il Lodo Alfano è incostituzionale"

OPINIONI Oltre ogni limite Il commento di MARCELLO SORGI

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I 4 procedimenti contro il premier che riprendono

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No al Lodo Alfano

La notizia ripresa dai siti stranieri

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Come funziona l'immunità nelle altre democrazie

Gli scenari per gestire il dopo-sentenza

FEDERICO GEREMICCA

ROMA

E adesso? "E adesso, purtroppo, si profilano gravi conflitti politici. E - temiamo - anche istituzionali". Poche parole, scandite con lentezza. La fonte del Quirinale sintetizza così l’umore del Colle, chiarendo subito - a scanso di ulteriori equivoci - che quelle parole non rappresentano nè una minaccia nè un avvertimento: quanto - piuttosto - la preoccupatissima constatazione della via che rischia di imboccare il confronto politico-istituzionale, dopo il pesante attacco mosso dal presidente del Consiglio al presidente della Repubblica e alla Corte Costituzionale.

Onestà vuole che si dica che nessuno, al Quirinale, è rimasto sorpreso dalla violenta reazione del capo del governo e dagli argomenti utilizzati. Anzi. In fondo, l’accusa rivolta a Napolitano ("Si sa da che parte sta...") è perfino meno greve di quella mossagli in altre occasioni: di essere, cioè, "un comunista". In ogni caso, la replica del presidente è stata secca e immediata: "Sto dalla parte della Costituzione".

Dicevamo nessuna sorpresa. Al Colle, infatti, temevano da tempo che in caso di accoglimento del ricorso contro il lodo Alfano, la reazione sarebbe stata durissima e incurante delle regole che hanno sempre caratterizzato i rapporti tra le alte cariche dello Stato. E lo temevano sulla base di molti e convergenti segnali. A cominciare da alcuni degli argomenti spesi di fronte alla Corte in difesa del lodo. "Si è sostenuto, per esempio - spiega la fonte - che in Italia è in atto una rivoluzione nella Costituzione materiale del Paese, e che questa rivoluzione sarebbe stata determinata dalla nuova legge elettorale.

Un argomento non solo incondivisibile sul piano politico ma anche irricevibile su quello costituzionale, visto che la carta - finchè non la si cambia: e non è cambiata - detta precise regole per una democrazia parlamentare, quale l’Italia ancora è". Nessuna sopresa, ma forti timori che la situazione possa ulteriormente degradare stringendo il sistema politico (e il Quirinale prima di tutto) nella micidiale tenaglia le cui leve sono azionate da una parte dal Pdl e dall’altra da Antonio Di Pietro, che anche dopo il pronunciamento dell’Alta Corte è tornato ad attaccare pesantemente il capo dello Stato ("Spero che il presidente della Repubblica, d’ora in poi, non sia così frettoloso nel firmare provvedimenti incostituzionali e immorali").

Si teme l’uso della piazza contro organi dello Stato (Cicchitto: "In questa vicenda dovrà far sentire la sua voce quella che sappiamo essere la maggioranza del popolo italiano"), la delegittimazione di tutti gli istituti di garanzia (Gasparri: "La Corte non è più un organo di garanzia... assistiamo al tramonto di una istituzione che ha obbedito a logiche di appartenenza politica"), perfino il venire meno di quel minimo di rispetto che dovrebbe caratterizzare i rapporti tra le alte cariche dello Stato (Berlusconi: "Non mi interessa quello che dice il capo dello Stato").

Al Quirinale qualcuno non esclude - per quel che vale - che la durissima reazione del capo del governo sia in parte dovuta alla posizione definita da Bossi e Fini nel loro pranzo di ieri: infatti, al di là della ovvia solidarietà al premier, sia il leader leghista che il presidente della Camera hanno nettamente escluso il ricorso alle urne, che pure è stata la prima ritorsione ventilata da Berlusconi in caso di pronunciamento a lui sfavorevole. "Niente elezioni - ha detto Bossi -. Io e Fini siamo d’accordo: bisogna fare le riforme, altrimenti che andiamo a dire poi alla gente?"

I due leader avevano già fatto giungere nei giorni scorsi al capo del governo la loro contrarietà rispetto all’ipotesi di elezioni anticipate. Ieri, a scanso di equivoci, l’hanno pubblicamente ribadita. Di qui il "cambio di passo" impresso nelle ultime ore da Berlusconi alla propria linea: "Andremo avanti per cinque anni". Che questo accada, naturalmente, è del tutto probabile. Ma dire in che modo e tra quali tensioni, a questo punto è diventato assolutamente impossibile...

 

 

 

IL MATTINO

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2009-10-0

Berlusconi: vedrete di che pasta sono fatto

Fini: rispetti la Consulta e il Capo dello Stato

Scontro sulla sentenza della Consulta che ha bocciato il Lodo Alfano Mancino: no a riforme minatorie, accuse rozze a Napolitano. Di Pietro chiede le dimissioni del premier. Franceschini: il Pd è pronto al voto

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Le Figaro

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Lodo Alfano, Silvio Berlusconi esce da Palazzo Grazioli

Silvio Berlusconi esce da palazzo Grazioli (foto cluadio Peri - Ansa) Silvio Berlusconi esce da palazzo Grazioli (foto Gregorio Borgia - Ap) Silvio Berlusconi esce da palazzo Grazioli (foto Gregorio Borgia - Ap) Silvio Berlusconi esce da palazzo Grazioli (foto Gregorio Borgia - Ap)

La stampa estera sul Lodo Alfano

El Mundo Il New York Times El Pais Le Figaro

Video

■ Berlusconi offende Rosy Bindi

ROMA (8 ottobre) - Silvio Berlusconi va "avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta". Intervistato dal Giornale Radio Rai, il presidente del Consiglio conferma punto per punto, dopo la bocciatura da parte della Corte Costituzionale del lodo Alfano per violazione della Costituzione, le critiche a Consulta, opposizione, stampa e Capo dello Stato. E precisa: questo Esecutivo "si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese".

Il premier parla di "due processi farsa" contro di lui, processi che "illustrerà agli italiani" esponendo al "ridicolo" gli accusatori "e farò vedere a loro e agli italiani di he pasta sono fatto".

"Meno male che Silvio c'è - afferma - altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica, più del 70% della stampa, con in testa Repubblica, i programmi di approfondimento della tv pubblica pagati con i soldi di tutti e un Capo dello Stato di sinistra, nonchèuna Consulta con 11 giudici di sinistra che non è un organo di garanzia ma politico".

"Il presidente della Repubblica - aggiunge - è stato eletto da una maggioranza che non è più maggioranza nel paese, una maggioranza di sinistra, ha radici totalmente di sinistra. Anche l'ultimo atto di nomina di un giudice costituzionale dimostra da che parte sta, tutto qui".

Fini: rispetti la Corte e il Capo dello Stato. "L'incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato". Lo afferma in una dichiarazione il presidente della Camera Gianfranco Fini.

Mancino: no a riforme minatorie, rispetti la sentenza. "C'è bisogno di rasserenare il clima e di proposte di riforma che non siano nè dispettose nè minatorie" dice il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Nicola Mancino, in risposta all'annuncio fatto ieri dal premier che ora si faranno le riforme sulla giustizia". "È una minaccia?", risponde Mancino. "Le riforme si fanno sapendo che devono durare oltre la legislatura". Mancino inoltre sottolinea che "la Corte Costituzionale ha svolto il suo ruolo, la sentenza sul lodo Alfano va rispettata". In relazione alle accuse mosse ieri dal priemer a Napolitano, Mancino ha detto: "La rozzezza delle accuse stavolta non ha proprio avuto un limite".

A Mancino risponde Daniele Capezzone: "Anziché pretendere di dare lezioni di galateo, il vicepresidente del Csm Mancino farebbe bene a preoccuparsi di evitare ulteriori sconfinamenti politici del Consiglio Superiore della Magistratura, come troppe volte è accaduto. È questo, semmai, che ha leso e lede la credibilità delle istituzioni".

"Le sentenze della Corte Costituzionale si rispettano e l'Anm non intende commentarle" afferma il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati Luca Palamara.

Di Pietro:il premier e Alfano devono dimettersi. "Chiedo le dimissioni di Berlusconi per ragioni tecniche, non per odio personale. Berlusconi o si difende o fa il premier. Da domani succederà che tra un rinvio e l'altro i processi non si faranno e non sapremo se è colpevole o innocente. Quindi si dimetta e vada a fare ciò che da 15 anni sfugge, l'imputato". Lo ha detto Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, ospite di Radio 24. L'ex pm è "sorpreso" della posizione del Pd. "Dicono "Berlusconi governi tranquillamente", ben sapendo che ora lui dovrà occuparsi dei processi o governare". Quanto alla tensione altissima tra Quirinale e Palazzo Chigi, Di Pietro aggiunge: "Berlusconi reclama da Napolitano un intervento che c'è stato eccome. Nel firmare questo atto il presidente è andato molto più in là, assumendosi una responsabilità diretta, dicendo "questa legge è costituzionale". Anzi, è andato secondo me al limite dello sconfinamento delle proprie prerogative. Altro che moral suasion ha fatto. La verità è una: se nonostante il presidente della Repubblica se ne è assunta la paternità, a mio avviso sbagliando e prendendosi una corresponsabilità in un provvedimento incostituzionale, cos'altro pretende di più Berlusconi per essere tutelato rispetto agli altri cittadini nel non farsi giudicare?".

"Faremo una manifestazione una piazza Navona due per chiedere il ritorno alle urne" ha aggiunto Di Pietro.

Franceschini: Pd pronto al voto. "Mi pare che le minacce di elezioni anticipate siano state usate da Bossi e Berlusconi per condizionare le scelte della Corte. Abbiamo visto con quali risultati. Dopo la sentenza infatti si sono rimangiati tutti e adesso vogliono continuare fino al termine della legislatura. Comunque, se dovessero ripensarci ancora sappiano che il partito democratico sarebbe pronto, in qualsiasi momento, ad affrontare il voto degli italiani". Lo ha detto il segretario del Pd, Dario Franceschini in un'intervista a La Repubblica.

"Nuovo lodo? Si rassegnino". Franceschini, invita il centrodestra a evitare riedizioni del lodo Alfano, anche se attraverso leggi di riforma del processo penale. L'opposizione dinanzi a una tale ipotesi reagirebbe "in modo durissimo, intransigente".

"Non ci fanno paura i suoi soldi, il suo potere e le sue minacce - dice Franceschini - Smetta di attaccare il presidente della Repubblica e la Corte Costituzionale". "Aver vinto le elezioni - ha aggiunto - non significa essere sopra la legge e sopra le regole costituzionali. Si rassegni".

Finocchiaro: attacco eversivo a Napolitano. "Chi è stato legittimamente nominato presidente del Consiglio (non eletto direttamente) ha il diritto di governare, e tutti i doveri che derivano dalla sua funzione e che sono stabiliti dalla nostra Costituzione. Berlusconi invece ritiene di avere solo diritti". Lo afferma Anna Finocchiaro, capogruppo del Pd al Senato. "Questo suo modo di concepire il ruolo di presidente del Consiglio - rileva Finocchiaro - è fuori dai limiti previsti dalla nostra Carta. È da questa sua concezione del suo ruolo che deriva l'attacco eversivo al presidente della Repubblica e alla Corte costituzionale che in nessun Paese democratico sarebbe consentito e che noi non consentiremo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

IL GIORNALE

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2009-10-0

Lodo, premier contro Consulta e Colle: "Italiani vedranno di che pasta sono io"

di Redazione

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Berlusconi attacca la Consulta

Domani a Milano via al processo d'appello contro Mills

RETROSCENA Determinanti due no degli indecisi

Roma - La mattina dopo è lo stesso. Silvio Berlusconi non si sposta di una virgola: la sentenza della Corte Costituzionale sul lodo Alfano per il premier arriva da sinistra. Dalla "minoranza di toghe rosse organizzatissime". E non cala nemmeno la sua rabbia contro Napolitano, il Capo dello Stato che aveva garantito la legge con la sua firma. E poi il Cavaliere affronta di petto le future vicende giudiziarie: "Mi difenderò nelle aule e in tv, gli italiani vedranno dic he pasta sono fatto".

Avanti con più grinta Berlusconi va "avanti tranquillamente e serenamente, possibilmente con più grinta". Intervistato dal Gr Rai, il presidente del Consiglio conferma punto per puntole critiche a Consulta, opposizione, stampa e Capo dello Stato. E precisa: questo esecutivo "si sente assolutamente necessario alla democrazia, alla libertà e al benessere del Paese. Meno male che Silvio c’è - afferma - altrimenti saremmo completamente nelle mani di questi signori della sinistra che hanno una minoranza di magistrati che usa il potere giudiziario a fini di lotta politica, più del 70% della stampa, con in testa Repubblica, i programmi di approfondimento della tv pubblica pagati con i soldi di tutti e un Capo dello Stato di sinistra, nonché una Consulta con 11 giudici di sinistra che non è un organo di garanzia, ma politico".

Napolitano di sinistra All’indomani della bocciatura del lodo Alfano, la legge che gli garantiva la sospensione dei suoi processi penali, il premier torna ad attaccare il Capo dello Stato perché di sinistra e perché avrebbe contribuito a formare una Corte Costituzionale di sinistra. "Il presidente della Repubblica è stato eletto da una maggioranza di sinistra, ha radici totali nella sua storia di sinistra e anche il suo ultimo atto di nomina di uno dei giudici della Corte Costituzionale dimostra da che parte stia", ha detto al Gr1. L’ultimo giudice di nomina presidenziale è stato Paolo Grossi, professore di storia del diritto italiano, nel febbraio 2009. Dei 15 giudici della Consulta cinque sono nominati dal Quirinale, cinque dal parlamento e cinque dalle alte magistrature dello Stato. Il premier ha promesso affronterà gli impegni di governo e i due processi in cui è imputato a Milano, che si riparono per lui dopo la bocciatura del lodo, "se possibile con ancora più grinta".

La difesa Pronto a difendersi nelle aule di tribunale e "andando in televisione" per dimostrare "di che pasta sono fatto": lo ha detto il presidente del Consiglio. "Ci sono due processi farsa, risibili, assurdi che - ha detto il premier - illustrerò agli italiani andando anche in tv, mi difenderò io stesso anche nelle aule del tribunale facendo esporre al ridicolo gli accusatori e mostrando agli italiani di che pasta sono fatti loro e, se mi consente di che pasta sono fatto io".

 

 

 

 

 

Pecorella: "Hanno smentito se stessi, decisione incomprensibile"

di Stefano Zurlo

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Roma "La Corte costituzionale ha smentito se stessa". Stanchissimo, parla a fatica Gaetano Pecorella. Per lungo tempo era stato l’ombra del premier nell’interminabile sequenza dei processi milanesi. Poi aveva lasciato il palcoscenico a Niccolò Ghedini. È tornato per puntellare il Lodo Alfano alla Consulta, ci ha messo la faccia, rientra a casa con i cocci della legge. Il giorno non è dei più felici e lui non nasconde la delusione: "Sono amareggiato, non capisco".

Che cosa, professor Pecorella?

"Nel 2004, in sostanza, la Consulta ci aveva detto: correggete il Lodo Schifani".

La Corte costituzionale aveva bocciato il Lodo Schifani.

"Sì, d’accordo, ma aveva fissato dei paletti, indicando un percorso. E quella strada non passava attraverso una legge costituzionale. La Consulta ci aveva suggerito di modificare la legge ordinaria, non di cambiare strumento e fare ricorso a una legge costituzionale".

Quindi?

"Sono perplesso. Molto perplesso. Delle due l’una: o la Consulta aveva torto allora e ragione adesso, o aveva ragione allora e torto ora. Non se ne esce. Oltretutto i giudici sono più o meno gli stessi. Questo verdetto, e lo dico ancor prima di leggerlo, è incomprensibile".

Si aspettava una doppia bocciatura?

"Per niente. Fra l’altro nell’udienza di martedì i giudici mi erano sembrati attenti, ricettivi, disponibili".

È caduta la sua tesi del premier primus super pares?

"Questo secondo punto, relativo alla violazione del principio di uguaglianza, diventa marginale. Anzi, ininfluente. Leggerò, ma il problema mi pare superato".

Se vorrà tornare sul punto, il Parlamento dovrà varare una legge costituzionale?

"Esatto. La sentenza è tassativa. E aggiungo che abbiamo tutti perso tempo".

Tutti chi? Il Parlamento?

"Certo. Il Parlamento ha riscritto la norma tenendo conto delle osservazioni della Consulta e ora la Corte ci dice che bisogna procedere in altro modo. Non con legge ordinaria, ma costituzionale. Mi chiedo: perché, nel 2004, non ha fatto un cenno, anche solo un cenno, in questa direzione?".

Napolitano?

"Anche lui, come il Parlamento, ha lavorato per nulla. Aveva promulgato il Lodo Alfano dopo aver studiato il verdetto della Corte costituzionale sul Lodo Schifani. Non è servito. E voglio sgombrare il campo da un altro equivoco: il Lodo non garantiva al premier l’immunità. L’immunità è ben altra cosa".

Che cosa ha detto a Berlusconi?

"Non l’ho sentito. Lui continuerà a governare, anche se i processi presto ricominceranno. Certo, governare diventerà più difficile e per Berlusconi sarà quasi impossibile, con tutti gli impegni a cui è sottoposto, difendersi".

Il premier afferma che sottrarrà un po’ di tempo alla cosa pubblica per smontare in aula le accuse false.

"Quando Berlusconi è andato in tribunale, al processo Sme, ha dimostrato che il capo d’imputazione non stava in piedi. E infatti è stato assolto. Credo che ora accadrà la stessa cosa, ma la difesa porterà via tempo, energie, serenità. Non solo a lui, ma a tutto il Paese".

 

 

 

Fini: "Governi, ma rispetti Consulta e Quirinale" Il Csm: "Accuse di una rozzezza senza limiti"

di Redazione

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Roma - Ieri sera ha risposto con un "no comment". Oggi parla. "L’incontestabile diritto politico di Silvio Berlusconi di governare, conferitogli dagli elettori, e di riformare il Paese, non può fare venir meno il suo preciso dovere costituzionale di rispettare la Corte Costituzionale e il capo dello Stato" dice il presidente della Camera, Gianfranco Fini.

Mancino: "Rozzezza senza limiti" "La rozzezza delle accuse stavolta non ha proprio avuto un limite". Lo dice il vice presidente del Csm Nicola Mancino a proposito dell’attacco rivolto da Berlusconi al presidente della Repubblica dopo la sentenza sul lodo Alfano. "Non credo che tra le funzioni del Capo dello Stato - aggiunge Mancino - ci sia quella di persuadere i giudici costituzionali, anche per rispetto della loro autorevolezza scientifica. C’è bisogno di rasserenare il clima e di proposte di riforma che non siano né dispettose né minatorie" continua il vicepresidente del Csm Nicola Mancino. Poi in risposta all’annuncio fatto ieri dal premier che ora si faranno le riforme sulla giustizia". "È una minaccia?" risponde Mancino."Le riforme si fanno - sottolinea - sapendo che devono durare oltre la legislatura". Secondo Mancino sulle riforme per la Giustizia va ripreso il dialogo, dialogo che "non c’è stato ancora o, se c’è stato, non è stato sufficientemente recepito". Poi sulle accuse alla Corte: "Alla Corte Costituzionale ci sono giudici di sinistra? E che devono essere di destra o celestiali? Dire che i giudici politicizzano le questioni al loro esame mi sembra un ritornello che si ripete". "Ma - avverte Mancino - gli effetti di questa sentenza non sono riproducibili sul terreno politico. C’è una maggioranza espressa dal corpo elettorale, che va avanti con le proposte contenute nel suo programma".

Schifani difende il voto popolare ""L’unica sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Altri mezzi assomigliano a espedienti di chi vuole aggirare il consenso popolare attraverso pratiche estranee alla sana politica" ha detto il presidente del Senato, Renato Schifani. Schifani, nel suo intervento, ha affermato che "è urgente e decisivo riportare l’asse della politica sulle reali priorità e sui bisogni veri dei cittadini. È davvero tempo di tornare alla politica del rispetto - ha aggiunto -, che pur nella contrapposizione serrata di idee e progetti sappia ascoltare e recuperare quel senso di appartenenza e civiltà che sono l’indispensabile premessa perché il Paese possa crescere in benessere, equilibrio e solidità. Maggioranza e opposizione sono decise dal voto del popolo - ha poi aggiunto - vie di fuga parallele non sono praticabili: opporsi alla maggioranza è innanzitutto compito dell’opposizione parlamentare - ha proseguito riferendosi evidentemente alla decisione di ieri della Consulta sul Lodo Alfano, pur senza citarlo esplicitamente - che si esprime con l’autorevolezza che le ha conferito l’esito elettorale".

 

 

 

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